Introduzione
Stipendio non pagato: ecco cosa fare.
A fine mese hai ricevuto la busta paga ma non il bonifico sul tuo conto? Il datore di lavoro non paga? Ti aiutiamo noi.
Conosci i tuoi diritti
In caso di mancato pagamento dello stipendio, il primo passo per reagire al meglio è conoscere i propri diritti.
Il diritto alla retribuzione è un diritto fondamentale del lavoratore perché indispensabile al suo sostentamento e quello della sua famiglia.
Infatti, l’art. 36, 1 comma della Costituzione Italiana prevede che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“.
In sostanza, la retribuzione è l’elemento principale del rapporto di lavoro e diritto imprescindibile del lavoratore.
Per questa ragione, il nostro ordinamento mette a disposizione alcuni strumenti di tutela, di cui il lavoratore può avvalersi quando lo stipendio non è stato pagato nei termini.
Quando si può richiedere il pagamento dello stipendio?
In primo luogo, è necessario chiarire quando il lavoratore può richiedere il pagamento dello stipendio al proprio datore di lavoro.
In linea generale, il diritto alla retribuzione matura alle singole scadenze previste dal contratto. Di solito la cadenza è mensile.
In caso di stipendi non pagati, quindi, il lavoratore quindi può richiedere il pagamento dalle singole scadenze.
Altra questione è: fino a quando il lavoratore può chiedere il pagamento dello stipendio non pagato?
In caso di mancato pagamento dello stipendio, il diritto si prescrive nel termine di 5 anni. Se l’azienda ha più di 15 dipendenti, il quinquennio decorre dalle singole scadenze, se ha meno di 15 dipendenti dalla conclusione del rapporto di lavoro (se vuoi approfondire l’argomento clicca qui).
Sollecito pagamento stipendio
In caso di mancato pagamento dello stipendio, la prima cosa da fare è notificare al datore di lavoro un sollecito per il pagamento dello stipendio sottoscritto da un legale.
L’avvocato, se sussistono i presupposti, può inviare al datore di lavoro una lettera di diffida ad adempiere che ha una duplice funzione.
Infatti, con tale lettera l’avvocato, da un lato, intima al datore di lavoro di effettuare il pagamento il prima possibile e, dall’altro, lo mette in mora rispetto al mancato pagamento dello stipendio.
Tale lettera, oltre alla funzione stragiudiziale di richiesta di pagamento, ha anche una funzione processuale.
Infatti, il Giudice potrà valutare il mancato pagamento dello stipendio, nonostante la diffida ad adempiere, come comportamento contrario a buona fede.
Per tali ragioni, la lettera di messa in mora redatta da un avvocato spesso si rivela uno strumento poco costoso e molto persuasivo per ottenere il pagamento dello stipendio.
Se desideri sapere come scrivere una lettera di diffida ad adempiere, leggi anche questo articolo di approfondimento: la diffida ad adempiere.
Ingiunzione di pagamento dello stipendio
Se il datore di lavoro, nonostante la diffida ad adempiere dell’avvocato, continua a non pagare, un altro strumento molto utile di cui il lavoratore può avvalersi è l’ingiunzione di pagamento o decreto ingiuntivo.
Infatti, il lavoratore assistito da un avvocato può proporre ricorso al giudice del lavoro per ottenere un provvedimento di condanna (il decreto ingiuntivo) del datore di lavoro al pagamento dello stipendio.
Questo procedimento ha generalmente tempi brevi e costi contenuti.
Vediamo cosa è il decreto ingiuntivo e come funziona.
Cosa è il decreto ingiuntivo e come funziona?
Il decreto ingiuntivo è un provvedimento emesso dal giudice quando ci sono prove documentali della esistenza di un credito.
Nell’ambito del diritto del lavoro, per ottenere il decreto ingiuntivo, l’avvocato deve proporre ricorso al Giudice del lavoro competente allegando il contratto di lavoro e le buste paga non pagate.
Se il lavoratore ha un reddito familiare complessivo inferiore € 34.107,72, non dovrà sostenere i costi relativi al pagamento del Contributo Unificato (tassa per introdurre il ricorso) e le spese di notifica.
Per usufruire di tale esenzione il lavoratore deve sottoscrivere una auto-dichiarazione che verrà depositata unitamente al ricorso.
Inoltre, se il lavoratore decide di rivolgersi ai nostri avvocati convenzionati non dovrà neppure sostenere le spese legali, che saranno poste a carico del datore di lavoro da parte del Giudice con il decreto (per contattarci clicca qui).
Una volta depositato il ricorso, il Giudice verificherà i presupposti di legge ed emanerà il decreto.
Una volta emesso il decreto, l’avvocato dovrà notificarlo alla controparte, richiedendo l’immediato pagamento della somma e delle spese legali.
Il datore di lavoro avrà 40 giorni di tempo per pagare o proporre opposizione, introducendo un giudizio ordinario.
L’opposizione nella maggior parte dei casi viene proposta dal datore di lavoro solo quando lo stesso ha delle ragioni da far valere nei confronti del lavoratore.
Altrimenti, il datore di lavoro, per non sostenere ulteriori costi, paga immediatamente.
Se invece il datore di lavoro non si oppone e non paga entro il termine di 40 giorni, il decreto passerà in giudicato e potrà essere utilizzato come titolo esecutivo per intraprendere l’esecuzione forzata.
E se il datore di lavoro è insolvente?
Nel caso in cui il datore di lavoro sia insolvente, il lavoratore può rivolgersi al Fondo di Garanzia dell’INPS per recuperare le ultime tre mensilità e il TFR non pagato.
Se desideri approfondire l’argomento del Fondo di Garanzia Inps, leggi questo articolo: clicca qui.
Quali sono i costi e i tempi per ottenere un decreto ingiuntivo?
Per quanto riguarda i costi bisogna dire che, se non sussistono i presupposti per la esenzione, il lavoratore dovrà sostenere solo i costi di iscrizione a ruolo del ricorso: marca da bolo da 27 euro e il contributo unificato (tassa commisurata sulla base dell’importo del credito).
I tempi possono variare da tribunale a tribunale, ma in media dal deposito del ricorso il decreto ingiuntivo viene emesso in circa 30 giorni lavorativi.
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