Vuoi sapere come recuperare le tue differenze retributive, come calcolarle e in quanto tempo si prescrivono?
Questo articolo fa per te, continua a leggere…
Cosa sono?
Le differenze retributive sono una parte della retribuzione che spetterebbe al lavoratore, ma non è stata riconosciuta e/o pagata dal datore di lavoro.
Possono scaturire da fattispecie diverse.
Ad esempio, una ipotesi è quando il datore di lavoro paga al dipendente una retribuzione inferiore rispetto a quella prevista dal CCNL.
Un altro caso è quello in cui il lavoratore, pur svolgendo delle mansioni superiori, mantiene un inquadramento (e una retribuzione) inferiore a quanto gli spetterebbe.
O ancora il caso del lavoratore che, pur essendo stato formalmente promosso, non riceve il corrispettivo aumento del salario.
Quindi, sono differenze retributive, oltre allo stipendio non pagato interamente, anche lo stipendio pagato in misura minore rispetto alle prestazioni effettivamente svolte dal dipendente o rispetto a quanto spetterebbe secondo il CCNL.
Inoltre, possono rientrare nella categoria anche le ferie non godute e non pagate dal datore di lavoro oppure gli straordinari non pagati, come anche gli scatti di carriera, TFR non pagato, la tredicesima ecc.
Calcolo differenze retributive
Per le differenze retributive che derivano da mansioni superiori il calcolo avverrà effettuando un adeguamento della retribuzione alle prestazioni effettivamente svolte dal lavoratore.
Sulla quantificazione delle differenze retributive è intervenuta anche la Cassazione con la sentenza n. 3137/2019. La Suprema Corte ha chiarito che nel caso di ricorso per il pagamento di differenze retributive, il giudice può anche utilizzare un criterio equitativo.
Infatti, secondo la Cassazione, per una corretta quantificazione delle differenze retributive, è possibile prendere come parametro di riferimento anche i contratti collettivi che, seppur non direttamente applicabili al rapporto di lavoro in esame, rispecchiano meglio le mansioni svolte in concreto dal dipendente.
Quindi, dopo aver individuato il CCNL che più corrisponde alle mansioni, con l’aiuto di un professionista, è possibile ricalcolare le retribuzioni spettanti.
Adesso che hai ben chiaro cosa sono le differenze retributive e come si calcolano, è importante capire in quanto tempo si prescrivono.
Prescrizione differenze retributive
Appare necessario distinguere due principali tipologie di prescrizione delle differenze retributive: decennale e quinquennale.
Si prescrivono in dieci anni i contributi INPS oppure le differenze retributive che sono state accertate con sentenza.
La prescrizione quinquennale riguarda i crediti di natura retributiva e con cadenza periodica.
Rientrano nella categoria il pagamento dello stipendio, del TFR o dell’indennità di mancato preavviso.
Ma da quale momento inizia a decorrere?
Se l’azienda ha più di 15 dipendenti, la prescrizione decorre dal momento in cui i singoli crediti sono maturati.
Altrimenti, il termine di prescrizione ha inizio nel momento in cui il rapporto di lavoro è cessato.
Ricorso lavoro per recuperare le differenze retributive
Con la assistenza di un legale, il lavoratore può proporre ricorso al giudice del lavoro per ottenere l’accertamento e il pagamento delle differenze retributive.
Come si svolge il giudizio:
L’avvocato del lavoratore deposita il ricorso presso il Tribunale competente.
La competenza funzionale spetta alla Sezione Lavoro del Tribunale civile. Mentre, per la competenza territoriale, il lavoratore può scegliere in base a tre criteri: luogo della firma del contratto, luogo dove ha svolto la attività lavorativa, luogo dove è stabilita la sede legale dell’azienda.
Dopo il deposito del ricorso, il Giudice fisserà con decreto l’udienza. Quindi, il legale del ricorrente dovrà notificare il ricorso e il decreto al datore di lavoro.
È importante sottolineare che tra la data della notifica e quella dell’udienza devono passare almeno 30 giorni.
Alla prima udienza il Giudice farà un tentativo di conciliazione delle parti e, se avrà esito negativo, passerà ad acquisire le prove.
Il Giudice può anche avvalersi di un consulente tecnico (detto CTU) per effettuare il calcolo.
Acquisite tutte le prove necessarie, il Giudice emanerà la sentenza con cui, se ne accerta la sussistenza, condannerà il datore di lavoro al pagamento.
Se vuoi consultare un esperto, clicca qui. La consulenza è gratuita.